domenica 23 dicembre 2007

Facciamoci gli auguri!

Cerchiamo di sfruttare questo rito degli auguri per dirci cosa ci auguriamo per il prossimo anno. Si tratta di un esperimento per sapere quali sono le nostre speranze, i nostri sogni e le nostre aspettattive, rivolto prima di tutto a tutti i camerati che, in quest'anno, hanno dato il cuore per questa Comunità. Le regole sono semplici: ognuno può augurare quel che vuole; sono bandite le banalità; è ammesso anche che ci auguriate il male. Poi però so' cazzi vostri... Camerati, a voi!

martedì 18 dicembre 2007

Ron Paul e il suo programma

ilpuntozero.blogspot.com

Ron Paul decide di entrare in politica attiva nel 1971, colpito dalla fine degli accordi di Bretton Woods. Commenta in proposito: “da allora, ogni moneta divenne una moneta politica invece di una moneta dal valore reale. Ne rimasi sbalordito!”

E' deputato per i Repubblicani tra il 1976 e il 1985. Nel 1988 si candida come Presidente per il Partito Libertario, contestando gli eccessivi deficit pubblici allo sfidante Bush sr. Ottiene un modesto 0,3 per cento. Nel 1996 torna al Congresso nuovamente nelle fila repubblicane, sbaragliando candidati più legati alla dirigenza del partito, e vince tutte le successive elezioni, restando in carica fino ad oggi.

Il 13 marzo 2007 annuncia la sua candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti e quindi l'intenzione di competere per la nomination repubblicana. In attesa delle prime votazioni, la sua campagna si rivela un fenomeno mediatico e sociologico senza precedenti. Infatti Ron Paul nel giro di qualche mese risulta il “dominatore” di internet: le statistiche lo indicano invariabilmente ai vertici per numero di contatti, termini di ricerca, video guardati. Ottiene cifre record di iscritti ai meetup, gruppi spontanei di sostenitori formati in rete, che poi si attivano sul territorio. Suo il record di siti e blog mai dedicati ad un politico.


Metodo politico

Le statistiche lo mettono ai primi posti, tra i deputati degli ultimi 30 anni, per la presenza al voto e il numero di iniziative legislative.

Non ha mai votato leggi che secondo lui violano la Costituzione, per questo e` conosciuto come “Dr. No” a Washington.

Non ha mai votato l'aumento di stipendio ai deputati.

Ha rinunciato al vantaggioso fondo-pensione del Congresso (Camera dei deputati).

Ogni anno restituisce al Ministero del Tesoro una parte del suo budget di ufficio da deputato.

Per la campagna presidenziale accetta quasi esclusivamente donazioni individuali, per le quali il tetto legale è di 2300 $ a persona.


Economia

Non ha mai votato per alzare le tasse.

Ha proposto l'abolizione della Federal Reserve (Banca Centrale a controllo privato),
per restituire al parlamento la sovranità monetaria, secondo la Costituzione, e per contrastare la speculazione sul costo del denaro che grava sui cittadini più deboli.


Vuole la soppressione totale delle tasse (federali, non dei singoli stati) sul reddito, da realizzarsi tramite un taglio radicale alle spese militari.


Politica estera

Ha votato contro la guerra in Iraq, continua a votare contro ogni legge che autorizza la spesa di ulteriore fondi per la guerra.

Vuole una politica estera non-interventista.

Vuole il ritiro delle truppe di occupazione in Medio Oriente e di tutte le truppe di stanza in Europa e Asia.

Vuole cessare il finanziamento dello Stato d'Israele a spese del contribuente americano, dichiarandosi favorevole a considerare Israele un partner alla pari di tutti gli altri in Medio Oriente, senza particolari privilegi.


Sicurezza e immigrazione

Ha votato contro il Patriot Act (che dà poteri enormi alla polizia e consente al governo di spiare quasi senza limiti su ogni cittadino) e vuole abolirlo se eletto Presidente.

Vuole un drastico ridimensionamento dei servizi segreti.

Difende il diritto costituzionale al libero possesso di armi per difesa personale.

Ha votato sempre contro il controllo governativo di Internet.

Si oppone all'immigrazione clandestina, ritenendola fonte di sfruttamento e criminalità. Chiede l'abolizione della cittadinanza per nascita (ius soli), per disincentivare i viaggi che molti clandestini compiono per fare nascere i propri figli come cittadini Usa.


Temi etici

E' contrario all'aborto, che considera un omicidio. Ha proposto che venga riconosciuto nella Costituzione il concepimento come momento di inizio della vita umana. Nel frattempo, vuole devolvere ai singoli Stati la legislazione in materia, per sottrarla alla Corte Suprema e ai conflitti di giurisprudenza in atto.

Ha votato contro la ricerca sulle cellule staminali embrionali.

Ha votato contro la clonazione umana. E' contrario all'eutanasia, distinguendo dall'accanimento terapeutico.

È per l'abolizione della pena di morte in tutti gli Stati dell'Unione.

E' disponibile ad attuare forme di legalizzazione delle droghe leggere, e a terminare la "War on Drugs" che ritiene inefficace e costosissima.

Vuole depenalizzare la prostituzione, devolvendo comunque la materia agli Stati.


Sovranità nazionale

E' contrario alla progettata integrazione statale con il Messico ed il Canada nella “North American Union” (NAU): sia per l'ondata migratoria che ne deriverebbe, sia per la cessione di sovranità e indipendenza a favore di élites non votate e non controllabili dal popolo.

Sempre in ottica di sovranità nazionale, vuole gli USA fuori da NATO, WTO, FMI, Banca Mondiale.


In ottica federalista, vuole gradualmente abolire e trasferire agli Stati alcune agenzie federali considerate inefficaci al loro scopo: Homeland Security (sicurezza nazionale), FEMA (protezione civile), IRS (fisco centrale).

Parigi, 10 febbraio 1947: la vendetta dei vincitori

di Fernando Ricciardi www.rinascita.info

Il 10 febbraio del 1947, a Parigi, fu stipulato il trattato di pace tra l’Italia e i vincitori della seconda guerra mondiale, un bel pacchetto di nazioni, ventuno, che costituivano le cosiddette potenze alleate ed associate. Più che un trattato di pace, però, si trattò di un diktat iniquo e vergognoso che l’imbelle governo italiano accettò senza fiatare né muovere obiezioni di sorta, al di là di qualche patetica presa di posizione. Nel documento, composto di 90 articoli, venne inserita una clausola diretta a tutelare coloro che si erano adoperati, fin dall’inizio della guerra, a favore degli alleati. L’articolo 16, infatti, così recitava: “L’Italia non incriminerà né altrimenti perseguirà alcun cittadino italiano, compresi gli appartenenti alle forze armate, per solo fatto di avere, durante il periodo di tempo corrente dal 10 giugno 1940 all’entrata in vigore del presente Trattato, espressa simpatia od avere agito in favore della causa delle Potenze Alleate ed Associate”. Lo scopo era chiaro: si voleva assicurare la totale impunità ai traditori che fin dallo scoppio della guerra, d’intesa con il nemico, avevano remato contro. E, nello stesso tempo, si desiderava proteggere chi, dopo l’8 settembre 1943, nella cosiddetta lotta di liberazione, si era reso responsabile di massacri e di crimini che non avevano alcuna giustificazione politica. Una norma di tal guisa lasciò interdette parecchie delle potenze associate tanto che venne approvata con grande travaglio e con una spaccatura clamorosa in sede di votazione. Altro articolo degno di essere evidenziato è il 79: “Ciascuna delle Potenze Alleate e Associate avrà il diritto di requisire, detenere, liquidare o prendere ogni altra azione nei confronti di tutti i beni, diritti e interessi che, alla data dell’entrata in vigore del presente Trattato, si trovino entro il suo territorio che appartengono all’Italia o a cittadini italiani e avrà inoltre il diritto di utilizzare tali beni o proventi della loro liquidazione per quei fini che riterrà opportuni…”. I vincitori, insomma, per vedersi pagate le riparazioni, avevano la possibilità di rivalersi sui beni privati dei cittadini italiani che si trovavano nel loro territorio. Lo stesso articolo, al comma 3, prevedeva l’intervento del governo italiano che si impegnava “a indennizzare i cittadini italiani i cui beni saranno confiscati ai sensi del presente articolo e non saranno loro restituiti”. Inutile sottolineare che soltanto dopo interminabili contenziosi qualcuno ha potuto ottenere un minimo di risarcimento. Ma lasciamo l’analisi del testo per accostarci ad una delle conseguenze più nefaste provocate da quel trattato: i trasferimenti territoriali ai quali l’Italia dovette piegarsi a favore delle nazioni confinanti vincitrici nel conflitto, in primis Francia e Jugoslavia. L’articolo 11 elencava le terre che dovevano essere cedute alla Jugoslavia. Si trattava del territorio di Zara, del Carnaro, dell’isola di Lagosta e di gran parte della Venezia-Giulia, ossia l’Istria, Fiume, il Carso triestino e goriziano e l’alta valle del fiume Isonzo. Terre italiane da sempre. La città di Trieste, considerata territorio libero, venne suddivisa in due zone: la A affidata agli alleati e la B agli iugoslavi. Nel 1954 la zona A tornò all’Italia, mentre la B continuò ad avere un’amministrazione slava. Nel 1975, infine, con il trattato di Osimo, un’altra magistrale perla del nostro governicchio, la zona B veniva definitivamente lasciata alla Jugoslavia. E così il nostro paese perse per sempre l’estremità nord-occidentale della penisola istriana con le città di Pirano, Isola e Capodistria abitate da una popolazione in gran parte italiana. Ma torniamo al trattato di Parigi.
Con esso le potenze vincitrici, facendosi beffa del solenne principio dell’autodeterminazione dei popoli sbandierato ai quattro venti dal Presidente americano Wilson dopo la grande guerra, non fecero che riconoscere come legittima, avallandola con un preciso puntello normativo, la situazione che nel settore nord orientale si era concretizzata nelle ultime fasi del conflitto con l’impetuosa avanzata iugoslava verso Trieste e Gorizia. Ormai i comunisti di Tito quei paesi li avevano occupati e non avevano alcuna intenzione di togliere le tende. E’ vero, si trattava di terre italiane: ma la cosa, alla fin fine, non è che avesse troppa importanza. Loro sedevano tra i vincitori, con ottime carte da poggiare sul tavolo delle trattative. L’Italia fascista, invece, aveva perso e doveva pagare. Il voltafaccia di Badoglio e del re Savoia non era servito a ribaltare la situazione: l’Italia doveva essere punita in maniera esemplare. Ad iniziare proprio da quel tribolato settore nord-orientale che, in una sorta di calcio-mercato ante litteram, doveva cambiare casacca passando dal tricolore italiano alla stella rossa iugoslava. Stati Uniti e Gran Bretagna, del resto, non volevano perdere la preziosa amicizia di Tito, l’unico in grado di tenere a bada nei Balcani le voraci ambizioni del plantigrado russo. E così, in maniera pilatesca, stettero a guardare, lasciarono fare con colpevole indolenza. D’altro canto si trattava di un dramma tutto italiano e, in quanto tale, limitato e circoscritto. Il segretario di Stato americano Byrnes proprio non riusciva a capire, e lo confessò più volte, tutte quelle inutili discussioni per un esile fazzoletto di terra. L’importante era mantenere gli equilibri di politica internazionale: se poi si doveva fare qualche sacrificio era giusto che toccasse alle nazioni che avevano perso la guerra. Proprio come l’Italia. Qualcuno, in verità, cercò di opporsi all’ineluttabile. E non fu certo il nostro governo, con a capo il democristiano Alcide De Gasperi, il quale convinto di giocare una partita già persa, fin dall’inizio, manifestò l’intenzione di abbandonare Fiume e Zara al loro destino. Ma ci fu qualcuno che fece ancora di peggio. Nelle fasi convulse che precedettero il trattato di Parigi, il rosso Togliatti, d’accordo con Tito, giunse a proporre un singolare scambio: Trieste all’Italia e Gorizia alla Jugoslavia. Poi, per fortuna, non se ne fece niente e le due città rimasero entrambe nel nostro paese. Pensate, però, alle perniciose conseguenze qualora il folle proposito fosse andato in porto: avremmo lasciato alla Jugoslavia un altro nostro pezzo di carne. Chi cercò di opporsi in tutti i modi a quella triste evenienza furono le popolazioni istriane, fiumane e zaratine che, attraverso i loro rappresentanti, si pronunciarono chiaramente a favore dell’Italia. La delegazione, che si incontrò più volte con De Gasperi, non fu, però, neanche ammessa al tavolo delle trattative. Così come rimase inascoltata la richiesta del Comitato di Liberazione Nazionale di Pola che chiedeva un referendum per stabilire quale dovesse essere il destino delle terre di frontiera. Tutto, però fu inutile. Ormai i giochi erano belli che fatti. E tutti a danno dell’Italia. “L’Italia non trattò - scrisse Indro Montanelli -: subì le condizioni che le vennero imposte e poté soltanto esporre, senza gran frutto, le sue ragioni”. Lo stesso De Gasperi, remissivo e sfiduciato, non seppe fare nulla per invertire la tendenza. “Se fosse possibile decidere secondo criteri ideali e di giustizia - ebbe a dire - il trattato sarebbe da respingere”. E invece fu accettato e sottoscritto il 10 febbraio del 1947, a Parigi, per mano dell’ambasciatore Meli Lupi di Soragna. Lo stesso giorno, a Pola, Maria Pasquinelli, delusa dalla resa incondizionata del governo italiano ai diktat delle grandi potenze, uccise il generale inglese De Winton. Niente, però, poteva fermare l’evoluzione degli eventi. La ratifica, infatti, giunse il 31 di luglio, mentre il trattato entrò in vigore il 15 settembre. Da quel giorno per la derelitta popolazione giuliano-dalmata iniziò il dramma: più di 350.000 furono costretti ad imboccare la dolorosa strada dell’esilio. Senza dimenticare quelle migliaia di persone precipitate nelle foibe carsiche dagli auguzzini comunisti di Tito desiderosi di cancellare da quelle terre ogni traccia di italianità. Ma su questo ritorneremo in un’altra occasione. Così come parleremo degli effetti nefasti che, ancora oggi, dopo sessant’anni, si fanno sentire e di chi, proprio per colpa di quel vergognoso trattato, continua ad essere considerato straniero nella sua patria.

domenica 9 dicembre 2007

Mobilitazione contro l'aumento delle tasse universitarie

Martedì 11 dicembre, alle ore 15,30, in via Università, davanti al Rettorato, gli studenti dell'Ateneo di Cagliari scendono in piazza per contestare l'aumento delle tasse che il Magnifico Mistretta ha intenzione di far approvare. Il CdA si riunisce nella stessa giornata di martedì per deliberare la sua proposta.

L'aumento andrà ad incidere sui bilanci familiari delle fasce intermedie, generando dei limiti al diritto allo studio di chi fa parte di famiglie numerose, di chi è fuori corso e di chi proviene da famiglie monoreditto.

Il Rettore non può aumentare le tasse senza adeguare i servizi proposti agli studenti; non può fare un semplice calcolo numerico e considerare gli studenti universitari come meri costi di bilancio. L'Università non è una Azienda: è una fucina di saperi e palestra di vita.

Per questi motivi diverse associazioni universitarie hanno deciso di scendere unite in piazza, mettendo da parte la propria sigla politica, per urlare con un'unica voce il loro dissenso all'aumento delle tasse, con un unico interesse: lo studente universitario.

Azione Universitaria aderisce a questa iniziativa, quindi non puoi mancare!

Affitto: 250 euro
Abbonamento CTM: 17 euro
Libri: 400 euro
Tasse universitarie: + 30 %
... Mandare in pensione Mistretta: non ha prezzo!

venerdì 7 dicembre 2007

La befana della Circoscrizione

La Circoscrizione n°5 in collaborazione con le parrocchie di Sant’Elia, La Palma, San Pio X e San Bartolomeo e l’Associazione di Volontariato Janas Volley ha promosso la “Befana della Circoscrizione”.
Per tutto il mese di Dicembre, il lunedì e il mercoledì pomeriggio dalle 15.00 alle 17.30, e il venerdì mattina dalle 9.00 alle 13.00, i cittadini potranno consegnare giochi nuovi e usati, ma in buone condizioni, ai volontari dell’Associazione Janas Volley presso i locali circoscrizionali di Via Euro.
Gli stessi verranno poi consegnati alle Parrocchie che provvederanno a distribuirli ai bambini meno abbienti in occasione della Festa della Befana.
Sarà inoltre possibile prenotare il ritiro dei giochi a domicilio contattando i seguenti numeri telefonici: 0706778861 – 0706778862 – 0706778871.
L’iniziativa dal chiaro scopo benefico e solidaristico, vede coinvolti oltre 30 giovani volontari e si prefigge l’obiettivo di regalare una giornata di serenità e gioia ai tanti bambini del territorio.

Gialappa's e Signoraggio bancario

giovedì 6 dicembre 2007

On line il nuovo sito di Ag!

Si rinnova il sito nazionale di Azione Giovani. All'interno, la novità più importante è una web tv di Azione Giovani, un vero e proprio canale del movimento, in cui vanno in onda i migliori filmati e i momenti più belli delle manifestazioni di Ag in tutta Italia. Ricchi i contenuti: video, foto, mostre, editoriali, comunicati stampa, notizie dal territorio. Il sito è inoltre strutturato in maniera tale da trasporre sul web quella grande comunità, umana e politica, che è Azione Giovani: consente di interagire tra camerati, commentare gli articoli, discutere e comunicare. Questo e altro ancora su www.azionegiovani.org!

Azione Studentesca: vogliamo il sole a scuola!

Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha rivolto ai Comuni e alle Province il bando “il sole a scuola” finalizzato alla realizzazione di impianti fotovoltaici sugli edifici scolastici e, simultaneamente, l’avvio di un'attività didattica, volta alla realizzazione di analisi energetiche e di interventi di razionalizzazione e risparmio energetico nei suddetti edifici, tramite il coinvolgimento degli studenti.
“Secondo noi la Provincia dovrebbe approfittare di questo bando”-dichiarano Alessia Assorgia e Carlotta Trois, rispettivamente Presidente provinciale di AS e vicepresidente della consulta di Cagliari -“sia perché essi favoriscono un risparmio economico e sia perché favoriscono la tutela dell’ambiente; questi possono eliminare o ridurre vistosamente l’approvvigionamento dalla rete elettrica nazionale, e , anzi danno anche la possibilità di rivendere l’energia prodotta in surplus ad aziende che operano nella distribuzione di energia a livello macrozonale. Oltretutto mille euro vanno per l’esperienza formativa nelle scuole.” Concludono le due giovani rappresentanti del movimento studentesco

mercoledì 5 dicembre 2007

Offensiva birmana alle porte. Sosteniamo il popolo Karen!

Comunicato Comunità Popoli www.comunitapopoli.org

PREPARATIVI BIRMANI PER L'OFFENSIVA DELLA STAGIONE SECCA 3 DICEMBRE
Il governo birmano ha rinforzato le sue truppe nell' est del paese in preparazione delle offensive della stagione secca contro l'Esercito di Liberazione Karen. Il Comando Militare Centrale ha inviato ben 10 nuove divisioni di fanteria leggera, per un totale di circa 20.000 soldati, nei distretti di Pegu, Papun e Kawkareik. Il Comitato per i profughi interni Karen ha dichiarato che gli abitanti dei villaggi che saranno probabilmente interessati dall'offensiva sono in stato di allerta, con riso, coperte e stoviglie racchiuse in cesti da caricarsi a spalla, pronti a lasciare le loro abitazioni. Il segretario generale dell'Unione Nazionale Karen, Mahn Sha, dice che al momento nello Stato Karen sono presenti 150 battaglioni birmani e aggiunge che i militari stanno sistematicamente distruggendo i campi coltivati a riso. Aggiunge che l'offensiva inizierà probabilmente non appena l'esercito avrà finito di ammassare munizioni ed equipaggiamenti nelle sue basi dell'est. L'offensiva dello scorso anno, iniziata nel mese di febbraio, aveva causato la morte di oltre 370 civili Karen. L'Esercito di Liberazione Nazionale Karen si prepara alla resistenza, contando però su scarsi mezzi. Mancano armi efficienti e munizioni, e anche il cibo per i soldati è razionato. Valuteremo molto presto quanto sarà stato utile il viaggio compiuto in Italia e in Europa dal Colonnello Nerdah Mya: conteremo quante richieste di far fermare le operazioni militari nelle aree Karen si leveranno da parlamentari italiani ed europei. Conteremo quanti interventi concreti per sostenere la resistenza del Popolo Karen ci saranno da parte di quelli che hanno stretto la mano a Nerdah nei numerosi incontri organizzati in diverse città italiane. Nerdah e la sua gente non hanno nulla da dare in cambio del nostro sostegno: non votano nei collegi elettorali delle faine della politica italiana, non partecipano alle fondamentali "primarie" di Veltroni e del Cavaliere Mascarato, e quel che è peggio, non "si fanno" di polveri tanto di moda nelle sale della liberaldemocrazia. Nerdah non bacia le natiche a Condoleeza, e ha pure il torto di credere in una società tradizionale, comunitaria, solidale, identitaria. Ancora una volta, non aspettiamoci "aiuti dall'alto": facciamo del nostro meglio per far arrivare al Popolo Karen la vera solidarietà di chi crede nei principi che essi incarnano.

E’ possibile acquistare cesti natalizi visionabili su http://www.alternativa-antagonista.com/ il cui ricavato andrà a sostegno di Popoli. Per ordini: info@comunitapopoli.org

Ovviamente i media occidentali e i nostri prezzolati direttori di giornali e telegiornali non parlano di questo...