martedì 31 luglio 2007

Azione giovani accusa provincia Cagliari dopo concerto

(ANSA) - CAGLIARI, 30 LUG - Azione Giovani e Azione Universitaria Cagliari manifesteranno contro la giunta provinciale questa sera davanti al Consiglio provinciale di Cagliari. All'origine della protesta, afferma Salvatore Deidda, commissario provinciale Ag di Cagliari, l'autorizzazione data dal presidente Graziano Milia, allo svolgimento di un concerto nell'area del Parco di Monteclaro, organizzato da formazioni dell'estrema sinistra.
“Il concerto aveva lo scopo di raccogliere fondi da destinare a personaggi, inquisiti e in alcuni casi rinchiusi in carcere - sostiene Deidda - con l'accusa di essere mandanti ed esecutori di attentati politici. Sul palco è salito anche un gruppo che nei propri testi incita ancora l'odio politico contro i ‘fascisti’”.

lunedì 16 luglio 2007

Il "Menzogna"

In riferimento alle polemiche nate sullo svolgimento del concerto “Sei diventata nera”, organizzato da due formazione della destra estrema, e che tanto scandalo ha suscitato in un quotidiano sardo e nei partiti della sinistra radicale, seppure l’evento non ci veda coinvolti, vorremmo esprimere delle considerazioni.
Ci chiediamo perché il giornalista e il quotidiano per cui lavora ha voluto montare un caso che non esiste, utilizzando toni anacronistici che riportano la mente agli anni in cui si voleva mettere fuorilegge i partiti della destra e la caccia al fascista era tristemente lo sport preferito dagli estremisti di sinistra, ‘avi’ degli stessi che oggi protestano.
Per giorni, nelle pagine del quotidiano, si è pericolosamente aizzata una caccia alle streghe, perché i soliti noti esagitati della sinistra hanno già lanciato il grido d’allarme per la democrazia in pericolo e si sono messi in testa d’impedire il concerto.
E’ abbastanza naturale chiedersi il perché di tanto astio da parte di questi giornalisti che dovrebbero usare lo stesso linguaggio e lo stesso metro di giudizio chiedendo se sia giusto organizzare un concerto, in un parco pubblico, per raccogliere fondi da destinare a dei presunti terroristi, sovversivi. Pericoli reali per i cittadini e non solo ipoteticamente. Perché non va a leggersi i testi del gruppo di sinistra Banda Bassotti per capire chi è che fomenta la violenza?
Noi abbiamo trovato una risposta, fin troppo ovvia. Oltre una buona dose di superficialità, affiorano sia le simpatie politiche del giornalista sia il tentativo di creare per un periodo medio lungo una baruffa mediatica in modo da catalizzare l’attenzione dei lettori.
Noi, seppure non siamo tra gli organizzatori, avremmo il piacere di salutare, tra i musicisti, vecchi militanti e “fratelli” con i quali abbiamo condiviso nel passato un cammino politico comune. Chi ha il potere d’intervenire dovrebbe vigilare su quello che scrivono i giornali e certi giornalisti, e l’editore di quel quotidiano dovrebbe riflettere sui soldi che ha ricevuto dalla Sfirs e tutelare meglio l’interesse di tutti e non solo di una parte politica.

Afghanistan, a Roma una "comica" conferenza

La Conferenza internazionale sulla giustizia in Afghanistan, tenutasi a Roma con la partecipazione delle delegazioni dei 26 Paesi «donatori», cioè dei Paesi che lo occupano militarmente, ha avuto un risvolto comico in un contesto tragico. Il compito di guidare la «ricostruzione» della giustizia afgana è stato affidato all'Italia. Ora, chiunque conosca la situazione della giustizia italiana coglie quanto sia beffarda questa designazione. Sarebbe molto meglio che le decine di milioni di euro che stiamo riversando in quest'impresa assurda e proterva li impiegassimo per la nostra giustizia che fa acqua da tutte le parti.Assurda, e proterva, non perchè "molti magistrati afgani non sanno nè leggere nè scrivere e quelli che lo sanno non hanno a disposizione i codici", ma perchè è assurdo e protervo applicare il diritto occidentale, gli schemi mentali occidentali, ad una popolazione che ha storia, vissuti, mentalità, valori completamente diversi dai nostri. Sarebbe come se un mullah pretendesse di redigere i nostri Codici. Lo stesso presidente Karzai, che pur è alle dirette dipendenze dell'Amministrazione americana, come lui stesso ha ammesso, ma che si sente bruciare la terra sotto i piedi perchè nel Paese monta la rivolta che non è più solo talebana, è stato costretto a sottolineare "L'Afghanistan non è l'Occidente, ha valori diversi, una struttura sociale diversa. E i soldati stranieri non possono applicare i loro schemi, devono combattere «all'afgana».Già, il modo di combattere della Nato. Secondo stime Onu dall'inizio dell'anno le vittime civili sono state 430. Noi non siamo l'Onu, ma semplicemente raccogliendo le notizie dei giornali ne abbiamo contate 872. Senza contare quelle che sono incontabili perchè vengono fatte dalle truppe occidentali in regioni remote del Paese dove non è possibile alcun controllo. Il perchè di queste stragi è presto detto. La Nato non combatte «all'afgana», cioè con le forze di terra, ma con i bombardieri. Se in un villaggio vengono segnalati dei guerriglieri talebani non li si va a stanare, correndo qualche rischio, ma si bombarda semplicemente il villaggio uccidendo per lo più donne, vecchi e bambini che sono quelli che vi sono rimasti mentre tutti gli uomini validi sono andati a combattere. Questo modo di fare la guerra, oltre che vile e criminale, è idiota.La struttura sociale afgana è fatta a grandi famiglie, a clan, è tribale. Se tu uccidi un uomo di un villaggio non uccidi solo un uomo, 'uccidi' l'intero villaggio e lo avrai tutto contro. In Afghanistan è nato addirittura un proverbio "per ogni civile morto nascono dieci talebani". Ecco perchè ai Talebani, in maggioranza Pashtun, si stanno unendo mano a mano i Tagiki del defunto comandante Massud che degli uomini del mullah Omar era stato il più fiero avversario. La guerriglia talebana si sta trasformando in una lotta di liberazione nazionale.Ma, a parte questo, resta inevasa la domanda di fondo? Perchè l'Occidente occupa l'Afghanistan? Per combattere il terrorismo, si dice. Ma gli afgani, e nemmeno i Talebani, non sono terroristi. Non lo sono mai stati. Non hanno compiuto un solo atto di terrorismo nei dieci anni di guerra con i sovietici. Non c'era un solo afgano nei commandos che abbatterono le Torri Gemelle, non un solo afgano è stato trovato nelle cellule di Al Qaida. I Talebani non sono terroristi nemmeno ora che devono battersi con forze incomparabilmente superiori dal punto di vista tecnologico. Se compiono atti di terrorismo, rari, lo fanno solo contro obiettivi militari, provocando anch'essi, certo, i loro 'danni collaterali'.La sola colpa dei Talebani è di essersi trovati sul proprio territorio Bin Laden, che proprio gli americani vi avevano messo in funzione antisovietica, e che era difficilmente eliminabile perchè in Afghanistan godeva di grande prestigio avendovi costruito, con le sue enormi ricchezze, ospedali, scuole, strade, ponti più di quanto abbiano fatto gli occidentali in cinque anni.Siamo lì, si dice allora, autocompiacendosi per le proprie buone intenzioni, "per ricostruire il Paese e riportarvi l'ordine". Ma bisognerebbe prima chiarire chi è che ha distrutto quel "martoriato Paese" e vi ha portato il disordine. Dal 1980 al 1990 sono stati i sovietici, dal 1990 al 1996 sono stati i "signori della guerra", e dal 2001 siamo noi. L'unico periodo in cui l'Afghanistan ha vissuto nell'ordine e nella pace è stato il 1996-2001 quando governavano i Talebani. Anche se nessuno, in Occidente, vuole riconoscerlo e nemmeno sentirselo dire.
www.massimofini.it

domenica 15 luglio 2007

Franco Cardini: "Pregiudizi anticattolici dietro al successo de «Il codice da Vinci» di Brown"

È uno dei successi incontrastati di quest'anno, non solo in Italia. Pare infatti che almeno un paio di milioni di lettori in giro per il mondo abbiano apprezzato «Il codice da Vinci» di Dan Brown. Come tutti ormai sapranno, si tratta di un romanzo, sebbene il suo autore scriva a mo' di introduzione che «il Priorato di Sion - società segreta fondata nel 1099 - è una setta realmente esistente. Nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene...», e via di questo passo.
Il presupposto del romanzo è che questa organizzazione sia depositaria di segreti che la Chiesa ha tenuto nascosti e che riguardano la vita, l'opera e l'eredità spirituale del Cristo. Non si tratta di una idea nuova. Già dal 1972 l'esoterista francese Pierre Plantard - che si proclamava, apparentemente senza ironia, discendente dei merovingi e custode del Graal - aveva introdotto l'idea di questo Priorato di Sion, a suo dire esistente da oltre mille anni.
La prova sarebbero i famosi documenti citati anche dal Brown, ritrovati nelle biblioteche, dove però li aveva opportunamente disseminati, dopo averli scritti, lo stesso Plantard. Il quale a sua volta non faceva che rimasticare e stravolgere leggende vecchie di alcuni decenni e riguardanti Rennes le Château, un paesino francese ai piedi dei Pirenei orientali.
A cavallo fra '800 e '900 vi operava il parroco Berenger Saunière, sospeso a divinis per via delle sue attività illecite. Esecutore di frequenti scavi nella cripta e nel cimitero del paesino, si diceva avesse accumulate consistenti ricchezze, che facevano sognare di tesori nascosti e ritrovati (anche se più prosaicamente, per quanto se ne sa, si trattava del traffico di donazioni e di messe). La sua storia sarebbe finita qui, se alcuni loschi personaggi (fra i quali la sua perpetua, che ne possedeva l'eredità) non avessero continuato a speculare nei decenni successivi sulla presenza di misteriosi tesori "medievali" appartenuti ai catari, un movimento religioso particolarmente attivo nel Midi francese, dichiarato eretico e perseguitato a partire dal Duecento. Negli anni ’60, dopo essere cadute nelle mani di alcuni esoteristi e di giornalisti con pochi scrupoli, le leggende furono diffuse su scala nazionale. Sulla scia di Plantard, altri personaggi - soprattutto gli inglesi Baigent, Leigh e Lincoln - hanno montato un'impresa editoriale incentrata su presunti "misteri" del Santo Graal che, basandosi su un cumulo di imprecisioni e di menzogne, ha fruttato loro un capitale.
Il parroco avrebbe scoperto il segreto di Rennes le Château, dove sarebbe depositato non solo un tesoro favoloso, ma anche e anzi soprattutto la verità stessa sulle origini e la storia del cristianesimo, occultata per secoli dalla Chiesa cattolica: Gesù Cristo aveva avuto figli da Maria Maddalena, che dunque portano in sé il sangue stesso di Dio. I catari, i templari, e altri grandi "iniziati" avrebbero custodito e tramandato il segreto per circa due millenni. Sarebbe questo il Priorato di Sion del quale - e come potrebbe essere il contrario - Plantard e gli altri farebbero parte. Negli anni '90, altri due "ricercatori" avrebbero addirittura "rivelato" la presenza del Sepolcro del Cristo, e il suo corpo, nascosto ai non iniziati sul Monte Cardou, ancora nelle montagne di Rennes.
Dan Brown, insomma, è solo l'ultimo in una lunga serie di piccoli e grandi, comunque abili venditori di finti misteri. Misteri creati artificialmente e proprio per questo in fondo assai banali, che però un adeguato battage pubblicitario e una buona dose di pregiudizio anticattolico, sempre di moda, portano ogni volta al successo.
© La Stampa, 31 marzo 2004

Difendiamo i martiri cristiani

Lo ha detto il Papa all’Angelus di domenica scorsa: l’esperienza di Gesù «l’hanno condivisa tanti altri testimoni della verità: uomini e donne che hanno dimostrato di rimanere liberi anche in una cella di prigione e sotto le minacce della tortura». Parole pronunciate all’indomani della pubblicazione della lettera ai cattolici cinesi, nella quale c’erano vari riferimenti alle persecuzioni subite, e pochi giorni dalla manifestazione indetta per domani sera a Roma per iniziativa del giornalista Magdi Allam in favore dei cristiani del Medio Oriente costretti all’esodo dai Paesi islamici dove cresce il fondamentalismo. In effetti, i numeri parlano chiaro. Da una parte ci sono le cifre dei missionari (vescovi, sacerdoti, religiosi e laici) morti ammazzati ogni anno in tutto il mondo. Dall’altra c’è la fuga massiccia dei cristiani da regioni dove la loro presenza è bimillenaria e dove la sopravvivenza quotidiana si è fatta sempre più difficile. Nell’elenco stilato dall’agenzia Fides, della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, si legge che nel 2006 i missionari assassinati sono stati 24 (tra questi don Andrea Santoro e suor Leonella Sgorbati). Erano stati 24 anche nel 2005, molti di più rispetto all’anno precedente, il 2004, quando si erano contati quindici morti. Dei trentanove paesi teatro di massacri di cristiani negli ultimi anni, quasi la metà si trovano in Africa. Ma il numero maggiore di vittime si ha nei Paesi a maggioranza musulmana, nel continente della fame e delle mille guerre dimenticate, dove, accanto ad esempi di possibile convivenza, crescono fenomeni di intolleranza e fondamentalismo: i cristiani vengono trasformati a causa dell’odio cieco in «nemici occidentali». Gli attentati dell’11 settembre e le guerre in Afghanistan e Irak hanno complicato ulteriormente le cose. Allam informa che «alla vigilia della conquista araba e islamica nel settimo secolo, i cristiani costituivano il 95% della popolazione della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. Oggi, con 12 milioni di fedeli, sono precipitati a meno del 6% e si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora». Il giornalista musulmano, vicedirettore del Corriere della Sera, ricorda che «il caso più grave è quello che colpisce i cristiani in Irak. Da circa un milione e mezzo prima dell’inizio della guerra scatenata da Bush il 20 marzo 2003, si sono ridotti a circa 25 mila». Andrebbe anche ricordato che prima della guerra, sotto il regime di Saddam, i cristiani sopravvivevano ed erano tutelati molto meglio, mentre ora sono allo sbando, lasciati soli di fronte a un’ondata di violenza senza precedenti, costretti a lasciare il Paese. Gli Stati Uniti hanno persino ipotizzato di creare un’enclave cristiana, una sorta di riserva dove raccogliere i sopravvissuti: progetto che la Santa Sede ha rispedito prontamente al mittente, chiedendo invece alla comunità internazionale di garantire una pace vera e giusta nell’intera area. È curioso notare ciò che spesso viene sottaciuto o ammesso con imbarazzo: proprio stati cosiddetti «canaglia», o considerati tali a seconda delle circostanze, sono quelli che hanno garantito migliori condizioni di vita ai cristiani, come nel caso della Siria, dove il 10-12 per cento della popolazione è cristiana e dove le Chiese sono garantite con uno degli statuti più tolleranti del mondo arabo. In Siria si sono rifugiati molti profughi dall’Irak. Anche in Terrasanta la situazione è sempre più tragica. Manifestare è un modo per ricordare, per non passare sotto silenzio persecuzioni e martirio – come quello tremendo che avviene in Sudan – anche se l’unica vera soluzione può essere soltanto quella di una effettivo coinvolgimento della comunità internazionale che garantisca la pace riconoscendo i diritti di tutti.
di Andrea TornielliIl Giornale n. 155 del 2007-07-03

Caravella in Coordinamento Regionale con Antonella Zedda

Questa mattina, si è tenuto, a Cagliari, all'Hotel Mediterraneo il primo congresso regionale di Alleanza Nazionale. Il Sen. Mariano Delogu è stato confermato Coordinatore Regionale del partito all'unanimità. Anche Antonella Zedda è stata confermata tra i membri del Coordinamento, segno dell'apprezzamento unanime per il lavoro svolto sinora da Antonella e da tutta la nostra Comunità.

sabato 14 luglio 2007

Tornare alla moneta di Stato

Tornare alla moneta di Stato, libera da interessi; vietare l'espansione del credito creato dalle banche per la speculazione; abolire la Banca Centrale privata come banca d'emissione.La novità è che ad avanzare queste proposte rivoluzionarie non è un economista «selvaggio» alla Gesell o alla Ezra Pound, bensì Richard Cook, che è stato per vent'anni altissimo funzionario al Dipartimento del Tesoro USA e ha lavorato con Carter alla Casa Bianca.Solo così, dice, si può salvare il mondo dall'imminente crak globale.In un importante articolo (1), Cook definisce la globalizzazione e il sistema finanziario globale che su essa prospera «un manicomio».«E i matti, come spesso accade in economia, dirigono il manicomio: sono i banchieri centrali e i magnati della finanza. L'economia del pianeta è decisamente in declino, un declino che i finanzieri non possono fermare perché la causa è il sistema di cui loro sono gli operatori».«Il problema non è limitato agli USA. La disoccupazione cresce in tutto il mondo, l'indebitamento sale, le infrastrutture non vengono rinnovate, i prezzi delle materie prime aumentano. Ciò che accade illumina i fallimenti della finanza globalista occidentale, che ha devastato la stabilità politica», ossia è la causa diretta delle guerre, del terrorismo e della grande criminalità endemiche nel sistema globale, dice Cook.Probabilmente «vedremo gravi crisi finanziarie nei prossimi mesi: l'allarme viene da istituzioni superciliose come la Banca del Regolamenti Internazionali e il fondo Monetario. Potremmo anche assistere alla fine dell'epoca in cui i finanzieri hanno governato il mondo».Siamo vicini al punto di rottura in cui gli Stati o i loro militari o i loro apparati possono smettere di essere passivi davanti al disordine crescente.«Sta già accadendo in Russia», nota Cook.Gli Stati che meno saranno capaci di riprendere in mano il loro destino, aggiunge, saranno quelli che sono rimasti più passivi davanti alla decomposizione provocata dal loro settore finanziario. (2)Quelli che hanno applicato più pedissequamente i dogmi liberisti: privatizzazione, deregulation, speculazione libera.

Qual è la causa del disastro, per Cook? «La proliferazione di masse di credito bancario», risponde, «usato per tenere a galla il mercato azionario e alimentare i giochi speculativi dei fondi di copertura (hedge) e sui derivati».Questa massa di liquidità ha tra i suoi effetti di aver provocato «il declino dei salari» a causa della inflazione che ha generato.Dal 1965 il dollaro ha perso l'85% del suo potere d'acquisto, mentre l'economia finanziaria ha fatto, di coloro che sapevano come condurre i giochi, dei miliardari.Gli Stati Uniti erano la più grande potenza industriale del mondo.Oggi sono de-industrializzati e comprano beni industriali dall'estero.Trionfa un sistema di economia che Michael Hudson, docente di economia alla University of Missouri-Kansas City, ha battezzato «FIRE»: la parola, che significa «fuoco», è l'acronimo per «Finance, Insurance, Real Estate» - finanza, assicurazioni, speculazione immobiliare essendo ormai quasi le sole «attività» dell'economia USA. Insieme ai servizi non avanzati (bar, alberghi, ristoranti) e alle industrie delle armi, aggiungiamo noi.Anche in Italia un istituto che ha pasticciato con gli «hedge funds», l'Italease, ha perso un terzo del suo capitale.Nella finanza anglo-americana, lo stesso destino ha travolto Bear Stern.Cook punta il dito su questi organismi: «Il trucco finanziario più irresponsabile della storia».Esenti da ogni regolazione e usi ad agire in segreto, in USA valgono ormai un terzo di tutto il mercato azionario, possiedono attivi per 2 mila miliardi (2 trilioni) di dollari, e pagano ai loro gestori premi da un miliardo di dollari l'anno.Come hanno fatto gli hedge funds a diventare così strapotenti e ricchi?Risponde Cook: prendendo a prestito somme enormi dalle banche, le quali «generano prestiti attraverso il metodo della riserva frazionale, autorizzato dalla Federal Riserve».E' la prima volta in molti anni che una personalità non-marginale evoca la frode primaria su cui si basa il potere usurario, il credito frazionale.Per una più approfondita spiegazione su cosa si tratti, rinvio al mio «Schiavi delle Banche» (Effedieffe, di cui tra poche settimane uscirà una riedizione, ampliata e aggiornata).

In breve, si chiama «credito frazionale» la pratica delle banche di prestare a terzi molto più di quello che hanno in cassa.Se un risparmiatore deposita nel suo conto corrente 100 euro, la banca presterà non quei cento euro, ma mille.Il deposito del risparmiatore (un «passivo» per la banca, perché su di esso paga i modestissimi interessi al depositante) è solo la «riserva» in base alla quale può «creare denaro dal nulla», moltiplicandolo al momento di aprire un fido ad un imprenditore o un mutuo a chi compra una casa. Questi prestiti sono «attivi» per la banca (perché lucra interessi non modesti su 900 euro che non ha), ed è interesse della banca minimizzare i passivi e aumentare al massimo gli attivi.In teoria, la banca vorrebbe operare con pochissimi depositi (passivi) e fare tantissimi prestiti creando denaro dal nulla.Le Banche Centrali impongono perciò una riserva obbligatoria, ossia la percentuale di soldi che la banca deve avere in cassa rispetto ai fidi che ha aperto.Per lo più le banche amano operare con una «riserva» del 3-5%, il che consente di prestare circa venti volte il denaro che hanno in deposito, ma aumenta il rischio della loro insolvenza.Sicchè la Banca dei Regolamenti Internazionali sta cercando di imporre la «riserva obbligatoria» dell'8%, che consente di prestare «solo» una decina di volte i depositi in cassa.La riserva obbligatoria viene usata per modulare la liquidità.Una riserva del 3% produce un'espansione del credito, una riserva dell''8 una riduzione della liquidità nell'economia.In ogni caso, si tratta di denaro creato dal nulla - non guadagnato, non corrispettivo alla produzione di merci reali, non frutto di risparmio - che circola nell'economia come moneta, provocando l'inflazione.Anzi ne è la causa primaria.Inoltre, è denaro «privato».Praticamente, tutta la liquidità in circolazione ha questa origine, perché anche la «moneta» degli stati è debito, creata attraverso l'emissione di Buoni del Tesoro.Col sistema del credito frazionale, dice Cook, «la moneta viene ad esistere soltanto sotto forma di prestiti ad interesse. E questi interessi, anche se apparentemente bassi, diventano schiaccianti se l'economia reale non cresce allo stesso tasso».

L'acquisto di Buoni del Tesoro, lo shopping con le carte di credito, la contrazione di mutui per la casa, fino ai prestiti miliardari (in euro) concessi agli hedge funds dalle banche perché possano speculare, sono prestiti.«Ciò significa che debbono essere restituiti, in qualche momento, in qualche luogo, da qualcuno, con gli interessi. E in ultima istanza, a pagare è la gente che lavora per guadagnarsi da vivere, perché il lavoro è la sola fonte di ricchezza reale».E' la tosatura continua e inavvertita che l'usura (le banche, la finanza) opera ogni giorno da secoli sulla ricchezza prodotta dal lavoro.Inavvertita finchè la ricchezza in merci e beni o servizi prodotta dal lavoro è comunque superiore alla percentuale prelevata dalle banche.Ma oggi siamo al punto in cui le banche e l'usura prelevano più di quanto l'economia reale produca: la tosatura è diventata una scorticatura, che uccide le pecore, ossia il gregge che siamo noi.Oggi, il prodotto lordo italiano ha una crescita anemica sotto il 2%.E le banche, con i mutui e i fidi agli imprenditori produttivi, prelevano il 14-16%.Negli Stati Uniti, il rapporto è più o meno lo stesso.Ne consegue che le imprese che non si autofinanziano, ma devono ricorrere a prestiti bancari, devono produrre il 20-22% per restare a galla.Cosa impossibile in un'economia anemica.Nel trionfo della finanza che ci indebita tutti, l'economia reale in Occidente deperisce e muore. Perché?E' la stessa finanza speculativa la causa del deperimento mortale: essa distoglie i suoi pseudo-capitali dalle industrie «mature», perché fruttano poco, e li getta a finanziare invece le attività «innovative» (hi-tech, per esempio) o quelle che hanno tassi di profitti enormi perché limano il costo della manodopera: tipicamente, finanziano la crescita dell'industria in Cina, perché là i lavoratori sono pagati un ventesimo di quelli europei.Il capitale si retribuisce così sempre di più a spese dei salari, ossia del lavoro.Ma l'effetto è quello che soffriamo oggi tutti nel mondo sviluppato: i posti di lavoro ben pagati scompaiono, sostituiti da lavori precari nei «servizi non avanzati», o emigrano in Cina o Romania.La de-industrializzazione riduce in Occidente il potere d'acquisto, e quindi i consumi.La finanza prova a farci consumare di più offrendoci «prestiti al consumo» con euforica abbondanza: compratevi la BMW che non vi potete permettere, tanto la pagherete con comode rate. Prendete la casa dei vostri sogni, eccovi il mutuo al 100%.Fate il passo più lungo della gamba, tanto la banca vi anticipa il denaro che non avete.Denaro a prestito.Su cui il consumatore-cicala deve pagare gli interessi per anni.Viene il momento in cui gli interessi lo schiacciano, perché sono più grossi della paga (che gli viene, se non è un parassita pubblico fortunato) dall'economia reale.Come si fanno a pagare gli interessi se lo stipendio diminuisce rispetto al costo della vita?Se si perde il lavoro perché è emigrato in Cina?Come sta già accadendo in America, dove gente che guadagnava poco ha contratto mutui anche se aveva una storia di passate insolvenze, viene il momento in cui il debitore non può pagare.Accade anche in Italia e accadrà sempre di più: i mutui a tasso variabile diventano trappole in una situazione economica generale declinante, o che cresce del 2% o meno.Ma intanto, le banche e gli speculatori finanziati dalle banche hanno sparso quei debiti di insolventi potenziali in «coriandoli»: rivendendo a terzi quelle cambiali di dubbio esito, spesso inventando con esse «prodotti finanziari creativi» potentemente «leveraged», ossia potenziati con effetto moltiplicatore coi derivati… debiti su debiti all'ennesima potenza, comprati con denaro creato dal nulla e preso in prestito.

L'effetto finale: una grande crisi con insolvenze a catena - i piccoli debitori che fanno fallire le banche e i fondi d'investimento perché non pagano - e tutto il castello di carte che crolla con deflazione, disoccupazione, mancanza di capitali e di liquidità.La crisi del 1929.«Ma la situazione oggi è peggio che nel '29», avverte Cook, «perché il peso degli interessi rispetto all'economia reale è oggi molto più grave. Negli anni '20, l'economia USA era in miglior forma, per il solo fatto che tanta parte della popolazione era produttivamente impiegata nelle fabbriche e nei campi».Oggi, invece, la gran parte della popolazione non produce merci né oggetti né derrate.L'America importa, indebitandosi con la Cina.Che il processo sia già cominciato lo dimostra il fatto che, in base ai dati della stessa Federal Reserve, «la moneta M1, la parte del circolante più liquido e disponibile per gli acquisti dei consumatori, non solo cresce meno dell'inflazione, ma è di fatto calato in undici degli ultimi dodici mesi. Ciò significa che l'economia produttiva è già entrata in recessione profonda».Naturalmente il sistema finanziario sta attivando tutti i suoi trucchi perché il pubblico non prenda subitanea coscienza del disastro.Il «President's Working Group in Financial Market», l'organo segreto chiamato anche «plunge protection team» (squadra di protezione dai crolli azionari, composta di banchieri ed esperti del Tesoro) sta iniettando capitali moltiplicati col «leverage», attraverso i derivati, per far salire la Borsa.La speranza è di rendere l'atterraggio non troppo «duro». Ma ogni trucco per rendere l'atterraggio morbido peggiora il male.Si risolverà in una «degrado a lungo termine degli standard di vita» di USA e dell'Occidente.In USA, i peggio colpiti saranno i pensionati o coloro che si stanno facendo la pensione «privata», depositando i risparmi in fondi d'investimento i cui portafogli azionari cadranno di colpo o si deprezzeranno lentamente, ma ineluttabilmente, anche perché sono strapieni di «coriandoli» rappresentanti i debiti dei debitori che hanno contratto mutui e che non stanno pagando.Ma la rovina dei molti non trascinerà con sè gli speculatori.Non c'è giustizia immanente nella finanza globale.Spiega Cook: «Le banche, insieme ai 'private equity' e agli hedge funds finanziati a leva della banche, si stanno già preparando. Questi, che sanno, si mantengono liquidi per prepararsi».A Cosa?«Alla grande svendita di attivi» che avverrà.Case e terreni sequestrati ai debitori insolventi, fabbriche sane ma ridotte al fallimento dagli interessi e dal crollo dei consumi, verranno via per un boccone di pane.In aste deserte, dove solo i pochi con «i liquidi» concorreranno, mentre i più non avranno liquidi né prestiti a basso costo.Che fare? «Una immediata riforma monetaria» che tolga «il controllo dell'economia mondiale dalle mani dei banchieri privati e lo restituisca ai governi democraticamente eletti».Sulla credibilità dei governi democratici - così profondamente corrotti oltre ogni terapia, così adusi a violare il bene comune per obbedire alle lobbY - è lecito porre qualche dubbio.Ma ciò che conta è che Cook, un personaggio che ha avuto incarichi ufficiali, esprima alcune verità «proibite» sulla moneta.«Nei miei vent'anni al Tesoro», dice, «ho studiato la storia monetaria Usa. E per la maggior parte della nostra storia siamo stati un laboratorio di sistemi monetari diversi».«Durante e dopo la Guerra Civile (1861-5) abbiamo avuto, per alimentare la nostra economia, cinque diverse fonti di liquidità».1) I «greenback», ossia i dollari di Stato, che il governo Lincoln creò dal nulla per pagare stipendi e forniture. Questi dollari di Stato differiscono dai dollari emessi dalla Federal Reserve perché non sono gravati da interesse. Sono stati demonizzati (e Lincoln ucciso) con il motivo che «creavano inflazione». Cook lo nega: non creavano inflazione, anzi «fu una divisa di estremo successo» (purché, s'intende, emessa con oculatezza).2) Le monete d'oro e d'argento e le banconote emesse dal Tesoro coperte dai metalli.3) Le banconote messe in circolazione dalle banche nazionali, ad interesse.4) La quarta forma: i guadagni non spesi, ossia i risparmi degli individui e i profitti reinvestiti dalle imprese: «Questa era la fonte primaria di capitali per l'industria». E la sola forma sana, perché il denaro risparmiato per essere investito non è inflazionario, essendo contemporaneamente sottratto ai consumi.5) Il mercato azionario e obbligazionario.Solo dopo il 1913, quando il Congresso varò il fatale «Federal Reserve Act», le banche diventarono la prima e praticamente unica fonte di pseudo-capitale.«Attraverso il debito di guerra inflazionarono il circolante, distruggendo così il valore dei greenbacks e dei conii». Molto più tempo è occorso alle banche per marginalizzare il mercato azionario: di fatto, anziché marginalizzarlo, «se ne sono impadronite nell'epoca attuale a forza di fusioni, acquisizioni e buy-out leveraged» (ossia prestando denaro ad interesse per queste operazioni in ultima analisi distruttive: con le fusioni-acquisizioni nessuna nuova impresa viene creata, ma imprese esistenti vengono inglobate; coi buy-outs, imprese esistenti vengono smantellate e rivendute a pezzi, per pagare i debiti).Così è stata creata - con la complicità della Federal Reserve posseduta dalle banche, che creava e sgonfiava «bolle speculative» per far funzionare la giostra - l'attuale schiacciante piramide di debiti.Dunque, si deve restaurare la sovranità monetaria dello Stato.Eliminata la Federal Reserve privata, la creazione di moneta deve tornare al popolo attraverso i suoi rappresentanti: «E' ciò che dice la Costituzione» americana, ed è il sistema che esisteva prima del 1913.L'obbiettivo della nuova politica monetaria sarà quello di «assicurare una economia sanamente produttiva e fornire un reddito sufficiente agli individui», non già di «produrre enormi profitti per le banche, liquidità per i trucchi di Wall Street e spese incontrollate per il governo».Cook sottolinea: «Ho parlato di creare 'reddito' per gli individui, non 'lavoro'».L'idea di superare le crisi creando lavoro è propria di Keynes, che consigliava di porre i disoccupati a scavare buche e riempirle di bottiglie vecchie - un lavoro qualunque, inutile, pur di pagare salari; la sua ultima, maligna incarnazione è lo stato USA che spende enormi somme (prese a prestito) per alimentare l'enorme espansione del complesso militare-industriale, che «crea lavori militari, burocratici e mercenari»: assolutamente improduttivi come le buche di Keynes.

Anzi peggio: perché ogni nuova portaerei, ogni nuovo F-16 e ogni nuovo missile è denaro sottratto a nuove scuole, case, assistenza sanitaria.L'enormità stellare, mai vista nella storia mondiale, delle spese militari rivela che l'economia è nel complesso tanto produttiva da potersi permettere questo tipo di spese malvagie.Perché allora non potrebbe permettersi un «reddito personale», diciamo 10 mila dollari annui, dato a ciascun cittadino che lavori o no?Cook dipinge un'utopia rosea.Madri che possono, se vogliono, stare a casa ad allevare i figli, «come si faceva una generazione fa».Gente che per scelta si occupa di cura degli anziani.O che può scegliere occupazioni mal pagate, come insegnare o «darsi all'arte».Giovani che possono decidere di passare qualche anno viaggiando, o imparare qualche nuova tecnica o aprire una loro attività «senza essere schiacciati dalla rovina finanziaria».O pensionati che possono godersi la libertà, anziché stare fino a 70 anni sul «mercato del lavoro».Utopia troppo rosea, si dirà.Forse è vero.Ma il lato utopico non è nella mancanza di denaro: una volta che l'economia moderna, prodigiosamente produttiva, sia liberata dal peso degli interessi bancari e dalle spese militari immani, avrà abbastanza risorse per pagarsi la civiltà sognata da Cook.L'utopia, piuttosto, sta nel credere possibile che una società profondamente corrotta dal prestito di moneta creata dal nulla - la società assatanata di consumi superflui, vogliosa di telefonini, affamata di gadget che la pubblicità ha reso «status symbols» - si adegui a questo ritmo di vita dove il superfluo (a credito) sparirà.Il cambiamento spirituale dovrebbe essere epocale: lavorare per senso di responsabilità e non per sete di guadagno, ridurre l'egoismo privato, ridefinire le proprie priorità personali in base a una autentica volontà di «essere» inaudita e insolita nel mondo d'oggi.In ogni caso, Cook stila tutto un programma per la sua riforma:1) Generale cancellazione dei debiti.2) Un introito individuale di 10 mila dollari a ciascuna persona, che lavori o no.3) In aggiunta, un «Dividendo Nazionale, variabile con la produttività nazionale per distribuire ad ogni cittadino la sua giusta quota dei benefici della nostra economia, incredibilmente produttiva».4) Spesa diretta dello Stato che crea la sua moneta per pagare infrastrutture ed altri costi necessari «senza ricorrere alla tassazione o all'indebitamento».5) Creazione di un nuovo sistema di prestiti privati alle imprese e alle famiglie a tassi non usurari.6) Rimessa sotto severo controllo e regolamentazione della finanza, con divieto alle banche di «creare credito da prestare alla speculazione, come l'acquisto di azioni 'on margin' (a prestito), fusioni, derivati».7) Abolizione della Banca Centrale privata come istituto d'emissione, mantenendola come camera di compensazione nazionale delle transazioni finanziarie.

Come Cook riconosce, «il sistema proposto è così diverso da quello odierno controllato dai finanzieri» che «capire esattamente come funzionerà richiede attento studio e oculato controllo».In ogni caso, secondo lui, avrà questi effetti: «Sul piano immediato farà passare le basi della nostra economia dalle banche indebitatrici a un sistema misto di credito creato direttamente dallo Stato e a livello di popolazione. Il governo sarebbe meno grosso, costoso e invadente, l'economia produttiva rinascerebbe, la democrazia economica diverrebbe realtà, il settore finanziario sarebbe raddrizzato. E la situazione internazionale sarebbe stabilizzata, perché non avremmo bisogno di uno stato di guerra permanente per accaparrarci le risorse delle altre nazioni (come in Iraq) allo scopo di tenere a galla il dollaro come moneta di riserva internazionale».Ciò che Cook propone è in fondo un grandioso sistema di auto-finanziamento nazionale: «consistente nel creare fonti di credito interne (indigenous) per mobilitare la ricchezza e produttività naturale della nazione».Come appunto fa il risparmio impiegato per investimenti, e come appunto erano i greenbacks, un prestito che la nazione fa a se stessa, fidando nella sua capacità di creare abbastanza ricchezza reale da poterlo ripagare.Facile?No.Ma il fatto è che il sistema attuale sta per scoppiare, dopo aver devastato e distorto l'economia globale da cui risucchia immensi profitti usurari.Il cambiamento è necessario.Che non sia facile lo crede anche Cook, perché conclude: «Come finirà dipende, in fondo, dal fatto se ci sia un Jefferson, un Lincoln, un Roosevelt in attesa dietro le quinte. La gloria di questi leader è dovuta ad un fattore critico: la loro capacità di applicare riforme monetarie nel momento della emergenza nazionale».

E' questo il problema: ci sono personalità, «caratteri», leader di coraggio e chiara visione?Li voteremmo, se apparissero?
Maurizio Blondet
Note
1) Richard Cook, «The crashing US economy held hostage», GlobalResearch, 7 luglio 2007.2) Per esempio l'Europa è meglio posizionata degli Usa di fronte alla grande crisi imminente, perchè ha adottato con meno dottrinario entusiasmo i dogmi del liberismo globale de-regolato, e perciò viene accusata (dai banchieri) di essere «passiva» e di «crescere poco». Lo riconosce anche Donald J.A. Kalff, economista e imprenditore (è stato nel board della KLM ed oggi possiede la impact, azienda di biotecnologie avanzate): «Contrariamente alla credenza generale, l'Europa come entità economica opera in una posizione di relativa forza nel mondo. La differenza dei ritmi di crescita rispetto agli USA è pesantemente distorta in favore degli USA dalla differenza di crescita demografica e da anomalie statistiche. Gli (apparenti) più alti ritmi di crescita degli USA dalla recessione del 2001 sono dovuti a una iniezione 'keynesiana' senza precedenti, e si direbbe irresponsabile, di liquidità nell'economia americana. Forte riduzione del prelievo fiscale, i più bassi tassi d'interesse della storia, e di conseguenza un mercato immobiliare febbrile, hanno assicurato una crescita continua nelle spese dei consumatori. Anche la crescente spesa pubblica (per le guerre) ha alimentato la crescita; ma il contributo degli investimenti privati e delle esportazioni alla crescita è rimasto indietro in modo sostanziale. Per contro, la competitività del settore privato europeo sui mercati mondiali è indiscutibile. Il WTO riporta che l'Europa ha una quota del 45% nelle esportazioni mondiali inter-regionali. Di conseguenza, l'Europa mantiene una bilancia eccedentaria rispetto al resto del mondo in fatto di export, e un avanzo strutturale verso gli USA… le imprese europee lavorano bene nonostante i significativi svantaggi competitivi». (Donald J.A. Kalff, «Europe as an economic location», discorso preparato per la Bertelsmann Foundation in occasione della conferenza europea «Quality of Work- Key Driver for more and better Jobs», Berlino 2-3 maggio 2007. Il discorso integrale può essere letto in inglese su sito di Europe 2020.

giovedì 12 luglio 2007

Azione Giovani Cagliari, nuova Giunta, in vista del congresso

In attesa di individuare una data utile per far svolgere il congresso Provinciale che porterà a conclusione il periodo commissariale, verosimilmente nei primi mesi del 2008, ecco la Giunta Provinciale che affiancherà il Commissario Provinciale, Salvatore Deidda, in questi ultimi mesi:

Antonella Zedda
Presidente Provinciale Azione Universitaria
VicePresidente Provinciale Azione Giovani


Giulio Uras
Responsabile Provinciale Azione Studentesca

Gabriele Pedrini
Stefano Cariello
Laura Fei
Simona Porru
Carlo Poddesu
Carlo Corsale
Luigi Cosentino

martedì 10 luglio 2007

Dal 18 al 20 Luglio, Campo Nazionale di Azione Universitaria in Versilia

Anche la nostra Comunità partecipa al Campo Nazionale di Azione Universitaria che si terrà in Versilia dal 18 al 20 luglio. Caravella, reduce dall'esperienza esaltante del CNSU, darà il suo contributo alla definizione delle linee politiche della destra universitaria. Ecco il programma del campo:

Mercoledì 18 Luglio
Ore 10:00 - Accrediti presso la Stazione Ferroviaria di Viareggio.
Ore 13:30 - Accrediti direttamente presso Versilia Holidays Via G.B. Vico 124 Forte dei Marmi (Lu)
Ore 15:00 - Commissione “Iniziative culturali d’Ateneo”
Il percorso di una inziativa culturale d’Ateneo: dal bando alla realizzazione e rendicontazione
Responsabili: Andrea Volpi, Gennaro Rossi, Matteo Petrella
Commissione “Free press locali di AU”
Esperienze locali a confronto
Responsabile: Federico Bruson, Alessandro Petroli
Commissione “Università e riforme”
L’agenzia di valutazione
Responsabili: Simone Ghidoni, Gruppo CNSU
Ore 17:00 - Presentazione dossier “Il Feudo: sprechi, privilegi e nepotismi negli Atenei”
Realizzato da Augusta Montaruli, Massimo di Santo e Giovanni Donzelli
Sen. Gisueppe Valditara, Responsabile Scuola e Università di AN
Interverrà Elena Donazzan Assessore all’Università Regione Veneto.
Responsabile: Augusta Montaruli
Ore 18:00 - Inizio dei Lavori con:
On. Marco Martinelli, On. Riccardo Migliori, Sen. Achille Totaro, Maurizio Bianconi, Presidente An Massa, Presidenti AG Massa e Viareggio.
Responsabile: Giuseppe Gonnella
Ore 21:30 - Serata libera
Su richiesta tour dei locali da spiaggia della Versilia.

Giovedì 19 Luglio
Ore 10:00 - Commissione “Iniziative culturali d’Ateneo”
Mettiamo in rete l’esperienze: Creazione di un database nazionale delle iniziative culturali d’Ateneo.
Responsabili: Andrea Volpi, Gennaro Rossi
Commissione “Free press universitarie”
Valorizzare le eccellenze.
“Un foglio nazionale di Au è utile e possibile?”
Responsabili: Francesco Zappulla, Antonella Zedda, Fabio Raimondi
Commissione “Terzo settore, volontariato e promozione sociale”
Ambiti e spazi all’interno degli Atenei. Possibilità aggregative.
Responsabili: Davide Giraudo, Cosimo Zecchi, Matteo Petrella
Ore 11:00 - On. Gianni ALEMANNO
“Cos’è l’antipolitica?”
Responsabile: Claudio Milazzo
Ore 12:30 - Commissione “Free press universitarie”
Quale interazione con l’editoria virtuale?
(Andrea Mancia – ideatore di www.tocqueville.it, i 10 bloggers del centrodestra più cliccati, Roberto Chibaro- direttore di
www.unimagazine.it)
Responsabile: Luigi Di Gennaro
Commissione “Terzo settore, volontariato e promozione sociale”
Gli strumenti per operare e la collaborazione con il MODAVI
Interviene Marco Scurria
Responsabili: Davide Girando, Cosimo Zecchi, Matteo Petrella,
Commissione “Sport, promozione sportiva e rapporti con ASI”
Interverrà Claudio Barbaro
Responsabili: Luciano Cavaliere, Luca Alfieri
Commissione “Iniziative culturali d’Ateneo”
Alcune esemplificazioni pratiche.
Responsabili: Andrea Volpi, Gennaro Rossi
Ore 13:30 - Pranzo
Ore 15:00 - Assemblea conclusiva di ogni commissione, preparazione documento di commissione.
Ore 16:00 - Riunione plenaria di presentazione documenti commissioni
Ore 17:30 - On. Andrea RONCHI e On. Daniele CAPEZZONE
“Il valore della Libertà”
Responsabile: Simone Pelosi
Ore 19:15 - Aperitivo con On. Maurizio GASPARRI
Presentazione del libro “Il cuore a Destra”
Responsabile: Piero Cavallo
Venerdì 20 Luglio
Ore 10:00 - “Quale futuro per il Centrodestra?”
On. Ignazio LA RUSSA e Sen. Altero MATTEOLI
Presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato
Responsabile: Vittorio Pesato
Ore 12:00 - “Quale politica?”
On. Gianfranco FINI
Incontra Azione Universitaria.
Introducono:
Giovanni DONZELLI e On. Giorgia MELONI
Ore 13:30 - Pranzo.
Ore 15:00 - “Il prossimo autunno di mobilitazione”
Assemblea plenaria interna di Azione Universitaria